Chi va sui pedali ritiene che sia necessaria la costruzione di una RETE CICLABILE URBANA, perché le poche vie ciclabili realizzate in città, nella maggior parte dei casi, sono scomode, pericolose e poco utili.
I ciclisti non sono incontentabili, ma possono dare giudizi da osservazioni quotidiane, spesso utili per chi progetta le infrastrutture e che magari non inforca una bici da decenni. Urge quindi che i cittadini ciclisti si organizzino e portino un punto di vista costruttivo e propositivo alle Amministrazioni, cosicché la cultura della bici possa espandersi per la città partendo dal basso, intendendo con “basso” proprio la strada su cui poggiamo le ruote.
Ritrovarsi tra ciclisti e discutere dei problemi relativi alla viabilità dolce serve innanzitutto a prendere coscienza di ciò che si vive e di come si vorrebbe migliorare, per poi propagarla dentro le auto e dentro i palazzi, senza bisogno di fare propaganda, semplicemente esprimendo la propria visione con passione.
Da qui a proporre iniziative il passo è breve. Gli ostacoli, però, sono tanti e rompere gli schemi, per quanto decadenti possano sembrare ai nostri occhi, può essere un’impresa.
Per questo motivo, mentre si cerca di aprire crepe nelle abitudini e quindi nella mentalità che permea le istituzioni, bisogna pur inventarsi qualcosa, magari un po’ fuori dagli schemi, per difendersi dallo stato di cose, fatto di auto e persone sole e ovattate alla guida.
Ed è così che creare aggregazione in città attorno alla bici significa attuare piani di difesa autonomi e indipendenti e fantasiosi, magari camminando ai limiti della legalità a volte, ma senza mai oltrepassare tale confine e sempre nel rispetto della civile convivenza.
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